«E’ urgente un piano strategico per la cura e il ripristino delle opere idrauliche su tutto il reticolo montano» 

Non una, non dieci, ma cento. Tante – si dice – siano le opere idrauliche costruite dall’uomo nei secoli, in Valtiberina, per rallentare la corsa del Fossatone, più noto come il Fosso delle cento briglie. Opere che oggi, segnate dal tempo e danneggiate dall’erosione, necessitano di un profondo restyling.

Siamo nel comune di Badia Tedalda dove l’asta fluviale lambisce l’abitato di Rofelle, prima di confluire, con un corso ripidissimo, nel Marecchia, il fiume che nasce a Pratieghi per tuffarsi nel Mare Adriatico in prossimità del porto di Rimini. Il tratto ha una lunghezza di appena 2,3 km ma vanta un autentico primato: una densità di briglie unica per il comprensorio Alto Valdarno (e non solo!) e, di conseguenza, una problematica seria per il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno.

«Il soprannome del Fossatone è dovuto proprio al numero importante di opere idrauliche presenti. Oggi, tra briglie e gabbionate, ne contiamo 74: una ogni 25 metri. La densità del tutto eccezionale è ben visibile osservando la carta che riproduce la loro dislocazione lungo il corso d’acqua. Sono state introdotte in tempi diversi, probabilmente nei secoli, stando ai materiali utilizzati e alle caratteristiche costruttive, per limitare la velocità e la capacità erosiva del fosso», spiega l’ingegner Enrico Righeschi del settore difesa idrogeologica e referente dell’Unità Idrografica Omogenea Valtiberina, al termine del sopralluogo sull’asta fluviale.

Opere importanti che, per rimanere in efficienza, necessitano di interventi di manutenzione.

«Il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno – aggiunge il Direttore Generale Francesco Lisi – ha effettuato una prima ricognizione delle opere presenti per valutarne lo stato di conservazione e definire in progress un programma di lavorazioni. Nel piano delle attività 2023 è stato previsto l’intervento sulle prime, quelle la cui efficienza risulta più gravemente compromessa a causa dell’età e degli eventi meteo sempre più violenti che hanno determinato parziali crolli e instabilizzazioni. In questo momento sono terminati i lavori di contenimento della vegetazione, finalizzati ad effettuare i rilievi necessari per completare la progettazione degli interventi edili che saranno realizzati nella stagione estiva».

«Diventa urgente individuare risorse e strumenti adeguati per mettere a punto programmi mirati alla cura e manutenzione del reticolo montano, nella consapevolezza che da esso dipende anche la mitigazione del rischio idraulico nel fondovalle», commenta la presidente Serena Stefani, che, in diverse occasioni, ha richiamato l’attenzione degli amministratori regionali sul problema.

«Il Fosso delle cento briglie – ha aggiunto Stefani –  è la rappresentazione plastica della necessità di piani straordinari per la sistemazione di opere idrauliche fondamentali per la corretta regimazione dei corsi d’acqua delle aree montane».