Dura battaglia contro robinia e ailanto, specie infestanti che possono danneggiare l’ecosistema fluviale autoctono in un ambiente di pregio

Ontani e salici, pioppi, querce e ciliegi circondati da noccioli, sambuchi, rose canine, prugnoli e sanguinelle, l’ideale per dare rifugio e sostentamento a tante specie animali.

Sono queste le varietà di alberi e arbusti che compongono la splendida cornice in cui sono avvolti i corsi d’acqua casentinesi che ricadono nei comuni di Castel San Niccolò e Ortignano Raggiolo, tratti su cui il Consorzio 2 Alto Valdarno ha ultimato in questi giorni la manutenzione ordinaria.

Un ambiente di pregio dove si è reso necessario arginare lo sviluppo delle piante aliene che tendono a colonizzare nuovi spazi a danno della biodiversità.

 “Siamo intervenuti sul Teggina, nel tratto lungo circa 1.500 m, che si sviluppa nel fondovalle tra le Macee e le Vignacce, e rappresenta un importante corridoio ecologico. Qui – spiega Leonardo Mazzanti del settore difesa idrogeologica del CB2, che ha operato insieme all’ingegner Chiara Nanni, referente di area – abbiamo puntato prima di tutto  a  garantire la funzionalità delle numerose opere presenti: dalle soglie di fondo alle difese di sponda, compresa la scogliera realizzata di recente dal Consorzio di Bonifica intercettando le risorse messe a disposizione dal Piano di sviluppo rurale. Sulla vegetazione, ci siamo limitati a  rimuovere gli elementi precari e, per questo, capaci di trasformarsi in improvvisi ostacoli al corretto scorrimento dell’acqua”.

Il Teggina è stato sottoposto a restyling anche nel tratto compreso tra il Mulino e l’intersezione con il Fosso di San Martino,  circa un km di asta fluviale che attraversa l’abitato di San Piero, dove è presente un’opera di derivazione dell’acqua: in passato alimentava un vecchio mulino, oggi è utilizzata per azionare una centralina idroelettrica.

Le lavorazioni infine si sono estese agli affluenti del torrente: il fosso delle Motte e il Teggina II.

Nel comune di Castel San Niccolò, l’intervento si è concentrato sul fosso dei Lombardi, dallo sbocco nel Torrente Garliano fino al Poggiolino, tratto ad elevate pendenze, prevalentemente boscato e caratterizzato dalla presenza di  opere idrauliche e difese di sponda in gabbioni e in scogliere, e il fosso di Rimaggio con caratteristiche naturalistiche simili, dove si è reso necessario anche  il recupero delle alberature cadute in seguito a un evento meteorologico particolarmente intenso.

“I lavori di questo lotto sono stati completati di recente.  L’investimento complessivo è stato di 60 mila euro – commenta la Presidente del Consorzio 2 Alto Valdarno, Serena Stefani -.  Massima cura è stata riposta nella manutenzione della vegetazione arborea ed arbustiva che poteva interferire con le dinamiche fluviali. Il contenimento ha interessato solo  le piante in precarie condizioni di stabilità, quelle cadute o quelle nate nell’alveo attivo. Anche sulla  vegetazione arbustiva, i tagli sono stati limitati ed effettuati unicamente per eliminare gli elementi che andavano ad interferire con le attività di taglio della vegetazione arborea, con le opere idrauliche e gli attraversamenti stradali. Il lavoro è stato affidato ad esperti che hanno effettuato una accurata selezione delle essenze per salvaguardare al massimo le specie autoctone e contenere lo sviluppo delle specie aliene, in particolare ailanto e robinia, che tendono a conquistare nuovi spazi a spese delle altre varietà e contribuiscono ad impoverire un habitat fluviale ricco e ampio che noi cerchiamo di salvaguardare in ogni modo”