Da sempre esiste uno stretto rapporto fra Firenze e i suoi fiumi. Principalmente con l’Arno ma anche con le altre vie d’acqua presenti sul suo territorio.
E’ appropriato usare il termine vie d’acqua in quanto esse spesso costituivano delle vere e proprie connessioni fra la città e l’esterno. E se l’Arno era fonte di trasporto di merci (si pensi al trasporto della legna da costruzione dal Casentino e del marmo dalla costa per la realizzazione dei tanti capolavori che hanno caratterizzato il rinascimento fiorentino) era anche un luogo di trasporto di persone. Di ciò restano i toponimi (Il Pignone, la nave a Rovezzano, porto). A ciò si aggiunga la realizzazione di tante opere artificiali al servizio delle tante arti e professioni che hanno contraddistinto la prosperità della Firenze rinascimentale (Tessitori, Mugnai, Conciatori).
Le Gualchiere dove si trattava la lana o i mulini dove si macinava il grano hanno avuto bisogno di apposite canalizzazioni per poter operare.
Un rapporto simbiotico quindi quello fra la città e i suoi corsi d’acqua, che ha saputo superare tragiche alluvioni come quella del 4 novembre 1333 lasciando nei fiorentini rispetto per gli eventi naturali e attenzione al loro verificarsi.
Tutto questo è cambiato il 4 novembre 1966, con la tragica alluvione che tutti conosciamo. Quell’evento interruppe il rapporto fra la città e i suoi fiumi, principalmente l’Arno, sostituendo da allora in poi la paura al rispetto del passato.
E con paura si è intervenuti per mettere in sicurezza il reticolo idraulico fiorentino. Con paura e lentezza. Questo per 50 anni, fino a quando non si è finalmente deciso di mettere mano alle opere strutturali e di manutenzione ordinaria e straordinaria che ci fanno parlare di “Rinascimento” dei nostri corsi d’acqua.
Ma come è avvenuto questo cambiamento?
Innanzitutto è avvenuto per una lenta ma inesorabile presa di coscienza della importanza dei fiumi all’interno del tratto urbano di Firenze e delle loro potenzialità di uso collettivo e ambientale, e non solo come luoghi da mettere in sicurezza dal punto di vista idrogeologico.
Dal 2016, anno nel quale, con una intelligente riforma, in Toscana sono stati costituiti i nuovi Consorzi di Bonifica. I Consorzi di bonifica (che a livello nazionale festeggiano quest’anno il centenario della loro costituzione) sono enti operativi che hanno fra le loro competenze l’irrigazione e la difesa del suolo e che sono finanziati con n tributo pagato da agricoltori e privati. Dalla costituzione del nuovo Consorzio di bonifica ogni anno sul tratto urbano di Firenze vengono investiti oltre 6mln di € contro i 700mila € che venivano investiti mediamente fino al 2015.
Si tratta di fondi pubblici e di fondi derivati dal tributo di bonifica, che viene richiesto dal Consorzi a tutti i proprietari di immobili e terreni che ricavino beneficio dai lavori sui corsi d’acqua.
Inoltre la Regione Toscana garantisce ogni anno circa 1,2 mln di € per finanziare ulteriori lavori di manutenzione.
Una sinergia, quella tra Regione, Comune e Consorzio, che ha consegnato ai fiorentini quello che noi abbiamo intitolato “il Rinascimento dei fiumi”.
Quegli argini che prima vedevano pochi tratti percorribili ora lo sono quasi per intero. Laddove l’erba cresceva rigogliosa in ogni stagione adesso si operano manutenzioni oculate che tengono insieme la voglia dei cittadini di camminare, correre, pescare, portare fuori il cane o prendere il sole sul fiume con delle sponde che vedono la presenza massiccia di uccelli, chirotteri, insetti e pesci garantendo la biodiversità e preservando i preziosi ecosistemi fluviali.
Esperienze come quella della casse di espansione sul Mensola, realizzate in solo un anno e mezzo, incastonate nei luoghi descritti da Boccaccio nel Decameron, dove Michelangelo sceglieva dalle cave vicine il marmo per le sue sculture e Leonardo tento’ il primo volo umano, da questo punto di vista costituiscono un’esperienza unica e non solo, crediamo, nel panorama italiano.
Opere costruite per difendere le comunità dalle alluvioni vengono restituite alle comunità stesse che le trasformano in luoghi pubblici fondamentali per la vita collettiva fino, come accadrà presto, a diventare il secondo parco pubblico di Firenze.
Infine durante la pandemia migliaia di cittadini hanno affollato i fiumi”rinati” che si sono così caratterizzati per essere luoghi belli e sicuri in tempi per tutti assai difficili.
Spero con questa breve presentazione di aver dato l’idea del nostro lavoro ma anche dell’entusiasmo con il quale noi affrontiamo questa candidatura della nostra città ad un evento così prestigioso, sperando di aver dato un contributo affinchè il sogno della nostra comunità possa realizzarsi e Firenze possa essere protagonista del World Water forum 2024.