Ripristino di una soglia in calcestruzzo nel comune di Badia Tedalda. Massima attenzione alla fauna ittica da parte del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno per salvaguardare gli ecosistemi fluviali
Continua la lotta contro la carbonatazione delle opere idrauliche in calcestruzzo, presenti nel comprensorio Alto Valdarno.
Il fenomeno chimico – come noto – aggredisce i manufatti introdotti dall’uomo per controllare l’efficienza dell’asta fluviale, fino a comprometterne la funzionalità.
Il problema si verifica soprattutto nelle aree montane dove l’acqua è più ricca di anidride carbonica che, reagendo con il calcestruzzo, favorisce il progressivo deterioramento delle opere idrauliche, fino a renderle inutili e, in qualche caso, addirittura pericolose.
Vittima, ancora una volta, il Marecchia, che attraversa l’intera Valmarecchia per arrivare fino a Rimini e che, a seconda della stagione, presenta variazioni di portata notevolissime, caratterizzate da piene violente in autunno (anche di oltre 1.200 metri cubi al secondo) e secche totali in estate.
Su questo torrente il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno è tornato in azione di nuovo, a distanza di pochi mesi.
Nel comune di Badia Tedalda, in località Rofelle, la soglia “sbriciolata” da dilavamento e carbonatazione è passata “sotto i ferri” e, da qualche giorno, risulta completamente rimodellata.
“E’ fondamentale mantenere queste opere in piena efficienza”, commenta l’ingegner Enrico Righeschi del settore difesa idrogeologica e responsabile dell’area interessata. “La compromissione dei manufatti, insieme ai marcati sbalzi di portata, rischia di minare la stabilità degli argini e di accentuare l’inalveamento delle aste, aumentando il rischio idrogeologico”, aggiunge.
Il Consorzio ha programmato l’intervento per ragioni di funzionalità idraulica, ma senza perdere di vista la tutela dell’ecologia del fiume.
“Nel rispetto della vocazione ittica del corso d’acqua, l’operazione è stata pianifica e portata a termine in un periodo stagionale in cui non sono presenti vincoli. In modo precauzionale, abbiamo comunque evitato intorbidimenti delle acque, per la massima tutela della fauna che popola il torrente”, conclude Righeschi.