Bottino (ANBI): «Finalmente riusciamo a parlare dell’Arno in maniera positiva»

 

«Il ricordo dell’alluvione rimanda a uno dei momenti più drammatici per la Toscana. Nel 1966, l’Arno che allaga Firenze e il suo bacino colpisce la sensibilità dei toscani, degli italiani e di tutto il mondo. La memoria degli ‘Angeli del fango’, che arrivano ad aiutarci, è ancora parte della nostra storia e della nostra cultura. Ogni 4 novembre è una buona occasione per pensare all’impegno costante e agli interventi che possono prevenire le alluvioni e permettere una sempre maggiore difesa del suolo». Così il presidente della Regione Eugenio Giani, intervenuto stamattina al webinar ‘1966-2020 – Dalla grande alluvione dell’Arno agli eventi meteo-climatici sempre più estremi e devastanti. Analisi dei rischi e della prevenzione dalle mappe delle Autorità di Distretto idrografico italiane’, organizzato dalle Autorità di distretto dell’Appennino Settentrionale e Centrale.

 

Oltre al presidente ha parlato anche l’assessore all’ambiente Monia Monni, che ha fatto anche un breve punto su opere e progetti in via di realizzazione per contrastare il dissesto idrogeologico e salvaguardare il territorio. «Sono giornate frenetiche – ha detto l’assessore -, segnate dall’emergenza sanitaria che stiamo affrontando, ma ho voluto comunque partecipare al convegno organizzato in occasione dell’anniversario dell’alluvione che colpì Firenze e altre città toscane. La Toscana, negli ultimi 10 anni, ha investito 100 milioni di euro l’anno per ridurre il rischio idraulico e idrogeologico, in un’epoca in cui i cambiamenti climatici sono evidenti e tangibili. Nei prossimi anni la Regione intende rafforzare questo impegno per la sicurezza dei nostri cittadini e delle aree produttive e per preservare il nostro patrimonio. Lo faremo portando a compimento cantieri e progetti in corso e già finanziati per un totale di oltre 500 milioni, e aggiudicandoci i 534 milioni di interventi già proposti al Ministero, da finanziare con il Recovery Fund e da realizzare entro il 2026. L’impegno – ha concluso – sarà tenere insieme sicurezza, valorizzazione ambientale e paesaggistica e fruibilità. Torneremo a guardare i nostri fiumi non come elementi di ansia e preoccupazione, ma come luoghi di bellezza e vivibilità».

 

Nei prossimi anni, come spiegato sempre dall’assessore, saranno completati gli interventi ad Arezzo relativi all’alluvione del 2019, a Grosseto, per il completamento della cassa di espansione di Campo Regio, a Livorno, per l’adeguamento del Rio Ardenza e del Rio Maggiore, a Massa e Carrara del Carrione e del Frigido, nella piana di Firenze, Prato e Pistoia, per la realizzazione delle cassa di espansione dei Renai e del Pontassio e delle arginature del Calice, in lucchesia e pisano, per l’adeguamento delle arginature del Serchio, nell’area senese-fiorentina, l’adeguamento del torrente Elsa e, nell’area fiorentina, il completamento delle casse di espansione di Figline, l’adeguamento della diga di Levane e la progettazione di quelle della Sieve.

 

È intervenuto anche il presidente di Anbi Toscana Marco Bottino, offrendo il proprio punto di vista sullo stato delle opere lungo l’asta fluviale dell’Arno. «Finalmente l’Arno è un tema che riusciamo a declinare in maniera positiva – ha detto Marco Bottino -. Per tanti anni abbiamo parlato dell’Arno esclusivamente come un pericolo, adesso riusciamo a parlarne per le cose che facciamo. I Consorzi toscani sono una realtà anomala rispetto a quelle che sono le altre realtà italiane, una realtà dove il tributo di bonifica serve per manutenere i corsi d’acqua minori ma anche per manutenere una parte dell’Arno. Sono realtà molto importanti, che drenano risorse che vanno immediatamente a confluire nella manutenzione dei fiumi. I Consorzi toscani custodiscono e governano tutto l’Arno da Arezzo fino a Pisa: solamente a Firenze, nella zona dove insiste il Consorzio Medio Valdarno ogni anno vengono investiti circa 19 milioni di euro sui reticoli minori».

 

«Dal punto di vista operativo credo che dovremmo governare questa funzione attraverso due estremi – ha aggiunto Bottino -: l’estremo di chi vorrebbe canalizzare i corsi d’acqua come in passato e di chi vorrebbe mantenerli intatti senza fargli nessun tipo di manutenzione. Io credo che ci debba essere un giusto mezzo. Un fiume è una creatura vivente che va tenuta presente e gestita. Purtroppo indietro in tanti casi non si torna, non si può intervenire su aree di città o aree industriali per fare spazio ai fiumi, ma rispettarli e mantenerli sì, così come fare opere di prevenzione e comportarsi in futuro in maniera diversa. Noi ci siamo e ci saremo, speriamo che da questo nostro modello possano prendere spunto altre regioni italiane, perché è un modello che funziona bene, nella filiera burocratica accorciata, nella spesa delle risorse e anche nel rapporto fra cittadini e fiumi».

 

«In un anno così difficile come questo, caratterizzato da un’emergenza sanitaria senza precedenti, è importante nella ricorrenza dei 54 anni dall’alluvione di Firenze, fare il punto su quanto è stato fatto e su cosa si sta ancora facendo per affrontare altri tipi di emergenze, i dissesti idrogeologici, che caratterizzano il nostro Paese». Lo ha ricordato il Segretario Generale dell’Autorità distrettuale dell’Appennino Settentrionale, Massimo Lucchesi, in apertura del convegno organizzato da remoto insieme al collega dell’Appennino Centrale Erasmo d’Angelis dal titolo “1966-2020 – Dalla grande alluvione dell’Arno agli eventi meteo-climatici sempre più estremi e devastanti. Analisi dei rischi e della prevenzione dalle mappe delle Autorità di Distretto idrografico italiane”.

 

Lucchesi ha ricordato che l’Autorità è impegnata proprio in questi mesi nel completare l’aggiornamento del nuovo Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni, all’interno del quale, partendo dall’attualizzazione del quadro conoscitivo della pericolosità da alluvione del territorio, sarà rivisto il programma di misure  – interventi ma non solo – per la mitigazione del rischio, misure da realizzare nei prossimi anni, grazie anche alle risorse che potrebbero rendersi disponibili con il Recovery Plan.

 

«In questo contesto – ha ribadito Lucchesi – è bene ricordare che il dissesto idrogeologico comprende oltre alle alluvioni anche decine e decine di dissesti e frane nei versanti, spesso attivati dagli stessi eventi meteorici che provocano allagamenti e danni nei fondovalle». Per questo l’Autorità ha avviato una profonda revisione anche del cosiddetto PAI frane, implementando un nuovo sistema di definizione del rischio che indirizzerà in maniera riteniamo corretta, secondo criteri di priorità legati alla salvaguardia di vite e beni, le risorse europee. «I tempi sono stretti – ha ricordato ancora il Segretario Generale – ma, nonostante il periodo emergenziale, i tecnici dell’Autorità sono al lavoro per dare risposte concrete al nostro territorio».

 

Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha citato proprio il lavoro dei Consorzi: «Come sindaco di Firenze e della Città metropolitana mi sento di dire che l’Arno è più sicuro, anche se dobbiamo sapere che il cambiamento climatico in atto sta intensificando moltissimo i fenomeni improvvisi. Se da un lato noi stiamo migliorando molto, dall’altro dobbiamo sapere che l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico è una minaccia costante. Per questo Firenze è impegnata anche sul fronte dell’abbattimento delle emissioni inquinanti. Aiutare l’Arno significa non solo costruire le dighe, degli argini più robusti, le casse di espansione ma significa combattere l’inquinamento e impegnarsi nella lotta al cambiamento climatico. Anche così aiutiamo la nostra città e il nostro fiume».

 

All’evento hanno partecipato anche il Sottosegretario Roberto Morassut del Ministero dell’Ambiente, il vicesindaco di Firenze Alessia Bettini, il Capo Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli, l’economista Mauro Grassi, Fabrizio Curcio Capo Dipartimento Casa Italia Palazzo Chigi, Nicola Casagli del Dipartimento Scienze della Terra (Università di Firenze), Giorgio Federici Università di Firenze, Giovanni Massini Dirigente Regione Toscana. E ancora Vera Corbelli Segretario Generale Autorità dell’Appennino Meridionale, Francesco Baruffi Segretario Generale Autorità Alpi Orientali, Meuccio Berselli Segretario Generale Autorità del Po, Carlo Ferranti Dirigente Autorità dell’Appennino Centrale, Marcello Brugioni Dirigente Autorità dell’Appennino Settentrionale.