Il punto sull’Assemblea regionale relativa ai Contratti di Fiume che si è tenuta a Firenze

«Il Contratto di Fiume è uno strumento consolidato di dialogo con i territori. Rimane però essenziale la partecipazione attiva anche delle amministrazioni comunali altrimenti rischiamo solo di avere luoghi dove discutere in pochi di fiumi». Così Marco Bottino, presidente di Anbi Toscana a seguito dell’Assemblea regionale sui Contratti di Fiume che si è tenuta a Firenze, presso la sede dell’associazione nazionale, nell’ambito del Tavolo nazionale dei Contratti di Fiume.

«Il Contratto di Fiume permette di agire nell’interesse del corso d’acqua nella sua interezza, dal punto di vista di biodiversità, attingimento dell’acqua e manutenzione – ha detto ancora Bottino -. Ogni fiume ha esigenze diverse che si riverberano su tutti i territori. In questi campi viene fatta una mediazione importante per tenere presenti le istanze di tutti e permettere al decisore politico finale di finanziare il tutto nel modo corretto».

«Con questo incontro abbiamo inteso fa emergere le priorità e gli sviluppi sui Contratti di Fiume in Toscana – ha detto Maurizio Ventavoli, presidente del Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno e responsabile Contratti di Fiume per Anbi Toscana -. L’iniziativa è stata importante anche per valutare le prospettive per il futuro, perché per il domani i contratti di fiume saranno importanti per gestire meglio corsi d’acqua e territorio».

«I Contratti di Fiume sono attivatori di politiche pubbliche, un’ottica nuova sull’uso delle risorse economiche per il territorio: invertendo il ciclo risorse finanziarie – progetti – territori con quello territori – progetti – risorse finanziarie – ha spiegato Massimo Bastiani, coordinatore del Tavolo nazionale Contratti di Fiume -. In Europa l’80% degli habitat è degradato e oltre il 60% dei suoli è malsano. Occorre mettere in campo azioni di rinaturalizzazione che coprano almeno il 20% degli habitat naturali degradati, marini e terrestri dell’Ue, entro il 2030. Ciò significa anche rimuovere le barriere fluviali inutili per fare in modo che almeno 25mila chilometri di fiumi siano rinaturalizzati entro il 2050, ridurre i pesticidi chimici del 50% entro il 2030, aumentare le aree protette, sforzarsi per salvare gli impollinatori, garantire che non ci sia alcuna perdita di spazi verdi urbani entro il 2030 e programmare un aumento del 5% entro il 2050».

La mattinata di lavori nella sede di Anbi Toscana a Firenze, per fare il punto sulle opere portato avanti in Toscana attraverso i Contratti di Fiume, è stata aperta da Marco Bottino e Massimo Bastiani. A seguire è stato dato spazio alle esperienze toscane in tema di Contratti di fiume: il Consorzio di Bonifica 5 Toscana Costa e il Comune di Gavorrano hanno presentato il Contratto di Fiume Pecora e il Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord ha parlato del Contratto di Lago di Porta e del Contratto di Lago Massaciuccoli.

Il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno ha illustrato il Contratto di Fiume Tevere facendo anche cenno ai Contratti di fiume legati al Patto per l’Arno; a presentare il Contratto di Fiume Pesa, nel comprensorio del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno, è stato il comune di Montelupo Fiorentino. Infine, il Contratto di Fiume Ombrone portato avanti dal Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud e le attività di un Patto Per l’Arno nel comprensorio del Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno. A moderare i contributi Andrea Bianco, ricercatore Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale).

L’evento si è concluso con una tavola rotonda, moderata da Massimo Bastiani, con Elena Bartoli dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale, Marco Masi del Settore Tutela Acqua, Territorio, Costa della Regione Toscana, Rosaria Montani del Settore Manutenzione Idraulica e Opere Idrogeologiche – Regione Toscana, Marina Lauri di Anci Toscana e Maurizio Ventavoli responsabile Contratti di Fiume per Anbi Toscana e un rappresentante di Inu Toscana.