Università di Firenze e Consorzio di Bonifica Medio Valdarno, partner del progetto che recupera le aree fluviali per garantire habitat e nutrimento agli insetti impollinatori

Da zone marginali e incolte, le aree golenali e le casse di espansione dei fiumi possono diventare l’habitat ideale per la proliferazione delle api selvatiche. Succede lungo il torrente Ombrone, nel Comune di Signa, in provincia di Firenze, dove domani, venerdì 20 maggio, in occasione della Giornata mondiale delle api, verrà presentata la prima sperimentazione in Italia dedicata alla trasformazione dei terreni adiacenti ai corsi d’acqua in prati che rimangono fioriti per buona parte dell’anno. Protagonisti del progetto, un team di ricercatori dei Dipartimenti di Biologia e di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Medio Valdarno.

I ricercatori dell’Ateneo fiorentino e il Consorzio hanno identificato una prima superficie di circa 16 ettari dove attuare un’azione di miglioramento ambientale, con l’obiettivo di variare e prolungare la disponibilità di fioriture e di valorizzare un contesto altrimenti destinato all’espansione del fiume in caso di piene.

Così sono state selezionate tre diverse miscele di piante, per un totale di 45 specie – fra queste, trifoglio, tarassaco, malva e achillea – che fioriscono in tempi diversi dell’anno, per garantire agli impollinatori fiori, e quindi nutrimento, da aprile fino a ottobre. Nella scelta delle piante, tutte autoctone, è stato tenuto conto del fatto che specie di api diverse sono attratte da fiori di forme e colori diversi.

“Le api selvatiche contano in Europa circa 2.000 specie, e fra queste ben 1.100 vivono in Italia – spiega Francesca Romana Dani, docente del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze- . Numerosi indicatori mostrano una diminuzione delle popolazioni di queste specie negli ultimi decenni, causata principalmente dall’espansione delle aree antropizzate e dal cambiamento delle pratiche agricole. Un fenomeno preoccupante, sia per gli effetti sulla biodiversità, sia per la riduzione del servizio ecosistemico dell’impollinazione”.

I ricercatori dell’Ateneo fiorentino dovranno valutare nel tempo l’efficacia dell’intervento sulle comunità delle api selvatiche, monitorando l’evoluzione nella numerosità e nella diversità di specie presenti nei campi della sperimentazione rispetto ad aree limitrofe, dove il terreno rimane incolto. Il progetto procederà di pari passo anche in un’altra area della provincia di Firenze, prossima alla cassa di espansione del fiume Pesa, nel Comune di Montelupo Fiorentino. “Il progetto – prosegue la ricercatrice Unifi – mira a valutare l’efficacia di queste azioni sulla biodiversità degli insetti pronubi e la loro sostenibilità nelle pratiche di gestione delle casse di espansione”.

“Per il Consorzio questo progetto sperimentale è molto importante – conclude Daniele Vergari referente del progetto per il Consorzio – perché rappresenta l’impegno verso una maggiore integrazione delle nostre attività di gestione delle aree fluviali nei confronti dell’ambiente e dell’agricoltura, che sicuramente beneficeranno di questa sperimentazione, in un quadro molto più ampio di attività di contrasto al cambiamento climatico”.